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’68 Comeback Special

A CURA DI: Ivan Pusterla

Il 1968 fu un anno di grandi cambiamenti per Elvis, un periodo fondamentale nella sua vita personale e professionale.
È stato l’anno dal quale, dietro l’immagine di celluloide e plastificata di Hollywood, è emerso un uomo maturo pronto e disposto a prendere finalmente il controllo del suo magnifico destino.
Elvis era stanco di fare quei film che lo avevano allontanato per quasi un decennio dalle sue radici musicali e dal rock’n’roll. Dopo essere stato distante per così tanto tempo a causa del cinema, sia lui che la critica erano stanchi di quel tipo di cose, ed Elvis era a conoscenza che la sua “corona” di “re” gli stava scivolando via dalla testa.
Sulla scia dei Beatles, degli Stones, Dylan ed altri, era stato “spinto” fuori dalle classifiche e dal centro dell’attenzione ma “The King” era determinato a reclamare il suo giusto posto nel rock’n’roll e nella musica pop in generale e a smetterla con quel genere di film.
Aveva bisogno di ritrovare l’elemento umano, desiderava vedere persone reali, liberarsi dall’immagine sdolcinata e mielosa e di ritornare alle esecuzioni live.

Nel dicembre del 1968 lo abbiamo visto fare proprio questo: nell’ormai classico “special” televisivo “ELVIS”. Il “re” ha dato al mondo la sua versione più cruda.
Armato solo del suo ghigno che era il suo marchio di fabbrica, di pochi amici, un vestito sexy di pelle nera ed una chitarra, questo ragazzo di Memphis ha fatto rimangiare ai critici tutte le loro parole. Ha segnato una rinascita ed un ritorno a tempo pieno alle esibizioni dal vivo.
Questo show, che viene spesso chiamato “’68 Comeback Special”, fu un grande successo televisivo che eguagliò più o meno i records dell’“Ed Sullivan Show” e che più tardi negli anni avrebbe portato a film documentari come “That’s The Way It Is” e “Elvis On Tour” ma, più di tutto, è servito alle nuove generazioni per capire che non importa quanto sono grandi le star odierne del rock perchè c’è un solo vero re del rock’n’roll: ELVIS ARON PRESLEY.
C’è un grande debito verso i produttori dello show, Steve Binder e Bones Howe, giovani “ribelli” che hanno osato contraddire le idee del Colonnello Parker che voleva uno spettacolo di canzoni Natalizie.
Lo Special fu veramente un’ottima idea da parte di Parker, ma il risultato finale fu totalmente diverso (per fortuna) dalla proposta originale. Il Colonnello voleva una cosa molto tradizionale con Elvis in smoking che dava una rassicurante buonasera al pubblico e cantava una trentina di standard natalizi tipo “Silent Night”, per uno spettacolo che si sarebbe dovuto intitolare “ELVIS e il meraviglioso mondo del Natale”.
“Mi sono sentito molto forte qua, perchè per Elvis questo sarebbe stato il momento della verità” disse Binder a Jerry Hopkins, autore del libro ” Elvis a Biography”,
“Se faceva un altro film tipo MGM, probabilmente avrebbe annientato la sua carriera e sarebbe stato ricordato come quel fenomeno musicale degli anni ‘50, mentre se avesse potuto fare un vero Special e dimostrare di essere ancora il numero 1, avrebbe avuto un nuovo slancio per la sua carriera”.
Per fortuna Elvis fece così ed il “’68 Comeback” gli restituì lo status di superstar.

Da non sottovalutare il fatto che Binder era un fan di vecchia data del Re e fu molto felice quando ricevette una chiamata dal produttore esecutivo Bob Finkel che gli offrì la produzione e la regia. Binder era partner di Howe, produttore discografico, che aveva lavorato con Elvis alla fine degli anni ‘50 ed inizio anni ‘60. Howe era stato incaricato della supervisione di tutte le musiche dello spettacolo ed aveva ricordato che agli inizi Elvis partecipava attivamente alla produzione dei suoi dischi e loro lo volevano coinvolto sia a livello personale che creativo per la realizzazione dello Special.
“Volevamo che la gente vedesse chi era veramente Elvis Presley” disse Howe.
“Non avevamo alcuna intenzione di fare uno Special di Natale, per quello c’era Perry Como” affermò Binder a Hopkins “Volevamo far conoscere il vero Elvis, non quello finto dei film, ma un uomo e artista con emozioni vere”.
Visto che la data di messa in onda era dicembre, inserirono un unico numero “stagionale”: una fantastica versione di “Blue Christmas”.
Binder ha voluto che Elvis si esibisse dal vivo, con il pubblico intorno a lui e i suoi amici del passato e del presente, in maniera da alternare alle canzoni racconti delle loro esperienze comuni. Binder e Howe ritenevano che quelle jam sessions informali sarebbero state il modo migliore e più naturale per fare emergere la personalità di Elvis.

Avrebbero fatto vari numeri con un tema centrale e tutto sarebbe stato intrecciato intorno al segmento del concerto. Il tema era quello di trasmettere la storia di un giovane che va via di casa e si avventura fuori nel freddo e crudele mondo,era un tema popolare come “alla ricerca di se stessi” e negli anni ‘60 erano molti i giovani che abbandonavano casa alla ricerca di un sogno sfuggente.
Elvis come “Guitar Man”, giovane e innocente in cerca di fama, viaggi attraverso scenari e molte avventure come canta nel medley “Guitar Man/Big Boss Man”; una scena molto famosa è quella del bordello dove Elvis salva una ragazza prima di partire per la sua avventura.
I rappresentanti della “Singer” (sponsor dello Special) temendo reazioni negative, fecero togliere dal taglio finale la scena, anche se è disponibile nelle varie edizioni del recente DVD.
La canzone finale del “’68 Comeback” è “If I Can Dream” che fu scritta appositamente per Elvis e che fu il singolo estratto dalla colonna sonora.
Il disco salì nelle classifiche diventando il suo primo successo dopo un po’ di tempo ed anche l’album stazionò nelle parti più alte della classifica, rimanendo al top per quasi un anno ed è tutt’oggi uno dei suoi più grandi successi.
Se non fosse stato per questo ritorno trionfale in televisione, l’eredità di Elvis sarebbe stata solo la rivoluzione degli anni ‘50 e non quella di un performer che ha attraversato tre decenni al vertice; la sua carriera si sarebbe probabilmente conclusa con mediocri colonne sonore piuttosto che con il boato del pubblico nei suoi concerti dal vivo come è successo.

Il “’68 Comeback” è stato di più di un grande spettacolo, è stato una vera rinascita, come ha scritto John Landau su “Eye Magazine”.
“C’era qualcosa di magico nel vedere un uomo che ha perso se stesso ritrovare la via del ritorno a casa”. Infatti, ritrovando se stesso, la fiducia e la sicurezza dei propri mezzi, Elvis sarebbe ritornato in uno studio di registrazione di Memphis con rinnovata vitalità e avrebbe riversato la sua anima in un album, “From Elvis in Memphis”, che è uno dei più grandi capolavori registrati nell’intera storia della musica. Da questo disco come singolo, fu pubblicato inizialmente “In The Ghetto” che come “If I Can Dream”, è una “message song” che scuote le coscienze. Inoltre come il suo predecessore, “In The Ghetto” andò dritta nelle parti altissime delle classifiche, aprendo una serie di “top 40 hits”  che sarebbe continuata fino alla morte di Elvis.
Sì, il 1968 fu un anno di cambiamenti importanti per Elvis che ritornò sul trono dove siede ancora adesso…
Nello Special ci sono moltissimi momenti memorabili. Su tutti, per me, la mano tremante di un emozionatissimo Elvis che prende il microfono in “Heartbreak Hotel”, la sincerità e l’intensità sul volto del “re” mentre canta “Saved”
Ed il “My boy… My boy… My boy” spesso ripetuto come un mantra nello show….
Ma TUTTO lo spettacolo è un capolavoro, ed estrarre qualcosa per tralasciare dell’altro sarebbe proprio un peccato…
Uno dei punti più alti mai toccati da un artista nella storia moderna della musica.