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PROMISED LAND

DISCOGRAFIA ALBUM USA
Data di pubblicazione gennaio 1975
N° Catalogo RCA APL1 0873

Dettagli:

Tutte le canzoni di questo disco furono registrate nel dicembre del 1973 a Memphis, negli Stax Studios.
“Promised land” raggiunse il 47° posto in classifica dove rimase per 12 settimane.

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Esiste anche la versione quadrifonica che ha come numero di catalogo APD1-0873.

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Questo quadridisc fu ristampato anche nel 1977 con una label diversa.
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Nel 1977, questo album diventò RCA AFL1-0873.
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PUBBLICAZIONI IN CD

La prima edizione in CD è del 1989 (BMG 0873-2-R) e sarà ristampato nel 1995.
In Europa esordì nel 1991 (BMG ND 90598) con riedizione nel 1993.

Nel 2000 venne pubblicata un’edizione in CD con canzoni aggiunte (07863 7930 2).
Si tratta di pezzi inclusi originariamente in “Good times” e sono i seguenti:
“Loving Arms”, “I Got A Feelin’ In My Body”, “If That Isn’t Love”, “She Wears My Ring”, “My Boy”, “Spanish Eyes”, “Talk About The Good Times”“Good Time Charlie’s Got The Blues”.

EMISSIONI TRACK LIST

LATO A:
Promised Land
There’s A Honky Tonk Angel (Who’ll Take Me Back In)
Help Me
Mr Songman
Love Song Of The Year

 

LATO B:
It’s Midnight
Your Love’s Been A Long Time Coming
If You Talk In Your Sleep
Thinking About You
You Asked Me To

RECENSIONI

Di Roberto Paglia

Nel corso del 1974, nonostante “Good Times” avesse fatto registrare un modesto quanto immeritato piazzamento in classifica ed “Elvis as recorded live on stage in Memphis” non fosse riuscito ad eguagliare le elevate vendite dei precedenti album dal vivo, due singoli di Elvis, “IF YOU TALK IN YOUR SLEEP” e “PROMISED LAND” raggiunsero la Top 20.
Manifestando un insospettabile senso artistico clamorosamente assente in tempi recenti quando brani di alta qualità quali “Burning love”, “Separate ways” ed “Always on my mind” erano stati collocati in antologie di basso profilo, la RCA scelse di inserire i due moderati hits, unitamente ai rispettivi B-sides (“Help me” e “It’s midnight“), su un 33 giri di materiale nuovo che avrebbe beneficiato di un discreto traino promozionale.
Tale disco mutuò quindi titolo ed art work da “Promised land” che aveva raggiunto la quattordicesima posizione, nel tentativo di favorire ulteriormente un impatto sul mercato che tuttavia non si sarebbe rivelato eclatante.

Assemblato con la seconda scelta proveniente dalle fruttuose sessions effettuate nel dicembre 1973 a Memphis, questo album gode di una omogeneità di fondo quanto mai gradita e regge piuttosto bene il confronto con “Good times” che lo aveva preceduto nei negozi di circa un anno.
L’incursione in territorio Country, una costante per l’Elvis degli anni settanta, fornisce l’abituale e confortevole tappeto sonoro sul quale appuntare con la consueta classe le proprie sensazioni, al termine di un periodo burrascoso che ha lasciato ferite evidenti.
Elvis appare inevitabilmente in bilico, sospeso fra il lasciarsi andare ad amare considerazioni, farsi volutamente sorprendere da un’ondata di dolorosi ricordi ed il volersi scrollare di dosso la negatività, misurandosi con temi meno drammatici.
Sul vinile, il suo stato d’animo tende occasionalmente all’ottimismo e i pochi momenti di quiete, quasi fossero insperate oasi nel deserto apparse all’improvviso, sembrano rappresentare un rimedio tutt’altro che duraturo alla montante depressione.

Eppure raramente un disco di Elvis ha beneficiato di una partenza tanto spettacolare.
La rilettura della PROMISED LAND di Chuck Berry che Elvis affronta con una potenza espressiva paragonabile a quella del biennio 69/70, è semplicemente memorabile ed ha tutte le carte in regola per porre ancora una volta, Elvis al centro della scena Rock. Trasformata in una trionfale marcia itinerante attraverso gli Stati Uniti d’America che in parte rischia di allontanarsi dai reali intenti dell’autore, sostenuta da una ritmica serrata, impreziosita da chitarre che lasciano il segno e dalla tonante voce del protagonista, la canzone entra di diritto nella fitta schiera dei grandi classici Elvisiani di tutti i tempi.
Bellissima la successiva THERE’S A HONKY TONK ANGEL, una love song ottimamente interpretata, nella quale Elvis sembra soppesare l’eventualità di un’alternativa alla donna che tanto lo fa penare, anche se non ci è dato sapere quale questa possa essere in quanto il testo risulta vagamente astratto.
Commovente HELP ME, una sentita quanto disperata supplica al Signore, che ha il suo punto di forza nella sincerità messa in mostra da un artista che appare in tutta la sua fragilità emotiva.
MR.SONGMAN, che qualitativamente non è al livello delle tre precedenti canzoni, permette ad Elvis, sebbene in modo superficiale, di indossare gli inconsueti abiti dell’appassionato che cerca attraverso l’arte del proprio idolo il rimedio alle angosce quotidiane. Sfortunatamente il brano non approfondisce minimamente data la sua differente angolazione, gli umori del “Songman” (che possiamo inopinatamente considerare Elvis stesso), ma è ugualmente godibile.
“Confesso la mia solitudine”, canta Elvis in LOVE SONG OF THE YEAR, una canzone nella quale, facendo pubblica ammenda, promette di comportarsi diversamente in futuro avendo apparentemente fatto tesoro dei propri errori.A ncora una volta il cantante risulta perfettamente calato nella parte, nonostante la composizione non brilli per originalità.
Completamente diversa l’atmosfera che si respira nella stupenda IT’S MIDNIGHT, senz’altro uno dei momenti più intensi dell’album. Ad una prima parte durante la quale il nostro affonda consapevolmente nel paranoico rimpianto, prendendosela sopratutto con se stesso, segue uno struggente sfogo che lo porta ad ammettere la propria vulnerabilità, prima di pronunciare il conclusivo ed in un certo senso liberatorio “è mezzanotte,e mi manchi!”… Difficile essere più espliciti di così.
Grazie a YOUR LOVE’S BEEN A LONG TIME COMING, piacevole e al solito ben interpretata, Elvis torna indietro nel tempo, alla fase iniziale di un sentimento, e finalmente un brano offre una chiave di lettura che, volendo, non è necessariamente quella autobiografica.
Venata di Blues, intrisa di seducente Soul, sorretta dalla pulsante linea del basso sulla quale si innestano in modo convincente fiati ed archi, IF YOU TALK IN YOUR SLEEP parla apertamente di tradimento. Elvis sembra apprezzare l’argomento, trattato con una buona dose di ironia, ed offre una prova sicura ed ammiccante in linea con la baldanza giovanile di un tempo.
Le parole di THINKING ABOUT YOU hanno ancora una volta il sapore di una malinconica carenza affettiva ma il ritmo sostenuto ne smorza in parte i toni accorati mentre la superba prova vocale di Elvis, che suona straordinariamente moderna ed al passo con i tempi, lascia presagire interessanti sviluppi per il futuro, se lui avesse continuato a prendere con passione il lavoro in sala di registrazione.
Il tipico Country di YOU ASKED ME TO, che conduce piacevolmente alla fine del disco, è il conclusivo, umile appello alla persona amata che lascia socchiusa la porta della speranza.

“Promised land”
è un album da ascoltare preferibilmente di notte, quando i pensieri si amplificano a dismisura ed i cancelli dell’alba sono ancora lontanissimi.
Elvis ci offre il mezzo per annegare nello sconforto oppure per realizzare che la vita, con tutte le sue problematiche, merita sempre di essere vissuta intensamente.
A noi la scelta, naturalmente.