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KING CREOLE

DISCOGRAFIA ALBUM USA
Data di pubblicazione Agosto 1958
N° Catalogo LPM-1884
Disco d'Oro

Dettagli:

In questo LP troviamo le undici canzoni della colonna sonora del terzo film di Elvis, “King Creole”.

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Nelle prime edizioni era presente una foto di Elvis in divisa militare della grandezza di 8″ X 10″ in bianco e nero.

Il disco entrò direttamente all’undicesimo posto in classifica e raggiunse anche il secondo gradino. La sua permanenza totale in graduatoria fu di 15 settimane.
L’album che impedì a “King Creole” la vetta fu “Sing along with Mitch” di Mitch Miller.

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Altre edizioni di questo 33 giri furono quelle in stereo elettronico del 1977 col numero di catalogo AFL1-1884 [e], del novembre 1980 col numero AYL1-3733 [e] della serie “Best buy” ed infine del febbraio del 1982 con LSP-1884 [e].
King Creole ricevette il disco d’oro il 15 luglio 1999.

PUBBLICAZIONI IN CD

La prima edizione in CD di questo album è tedesca e risale al 1987 (ND 83733). L’anno seguente anche gli Stati Uniti ebbero la loro edizione in compact disc (BMG 3733-2-R) per poi vederla ristampata nel 1991.

Nel 1997, in occasione del 20° anniversario della morte di Elvis, furono pubblicati vari album in versione “extended”, cioè con più canzoni e questa sorte toccò anche a “King Creole”.
Il numero di catalogo di questa nuova pubblicazione è 07863 67454 2 e le canzoni in più sono le seguenti:

King Creole (alternate take 18)
As Long As I Have You (movie version, take 4)
Danny
Lover Doll (undubbed)
Steadfast, Loyal And True (alternate master)
As Long As I Have You (movie version, take 8)
King Creole (alternate take 3)

EMISSIONI TRACK LIST

LATO A:
King Creole
As Long As I Have You
Hard Headed Woman
Trouble
Dixieland Rock

 

LATO B:
Don’t Ask Me Why
Lover Doll
Crawfish
Young Dreams
Steadfast, Loyal and True
New Orleans

RECENSIONI

Di Roberto Paglia

Concepiti e realizzati con la ferma, quanto logica intenzione di sfruttare al massimo il potenziale commerciale di Elvis, “Loving You” e “Jailhouse Rock” non si erano tuttavia rivelati particolarmente ricchi di numeri musicali, benchè presentassero il protagonista nei familiari abiti di cantante.
Costruito intorno a un buon soggetto, ad una valida sceneggiatura che prevedeva elementi drammatici e affidato a un regista del calibro di Michael Curtiz, “King Creole” è invece un film decisamente illuminato dalle canzoni, che alla fine risulteranno essere ben undici: nelle precedenti pellicole ne erano state inserite circa la metà. Oltre a riempire un album, questa inversione di tendenza traccia un sentiero che sarebbe stato percorso in tante altre occasioni durante la lunga parentesi hollywoodiana di Elvis.

La colonna sonora di “King Creole” deriva da un ambizioso quanto interessante esperimento musicale, quello di conferire alla maggior parte dei brani scelti il caratteristico sound “dixieland” di New Orleans.
Riunita ai Radio Recorders di Hollywood nel gennaio 1958, l’abituale band di Elvis viene pertanto integrata da diversi musicisti supplementari e principalmente da una sezione fiati, elementi indispensabili per la buona riuscita del progetto. Il risultato finale è affascinante, in special modo se ci si rende conto di quanto sia diversa, a livello di approccio e di intenti, la natura di questa session rispetto a quella delle sedute di registrazione effettuate soltanto tre anni prima, precisamente negli studi della Sun Records.
Avventurandosi in un’operazione del genere si corre il rischio di guastare un certo tipo di materiale, che dal punto di vista compositivo è in linea con quanto inciso nel recente passato. La voce di Elvis resta comunque la vera protagonista e riesce ad emergere da questo virtuale muro di suono senza affanni.
La musica contenuta in questo 33 giri non può essere considerata frutto di una naturale evoluzione stilistica, dal momento che resta un episodio a se stante generato da esigenze cinematografiche, ma rappresenta senz’altro un ulteriore aspetto dell’ampia gamma di generi esplorati da Elvis nel corso della sua carriera.

Hard Headed Woman, scelta come singolo di lancio, contiene una buona porzione della carica incendiaria di Hound Dog e, pur non arrivando ad elevarsi al livello di quest’ultima, riesce nella difficile impresa di mantenere il giusto equilibrio fra le parti, che concorrono nel creare un’ atmosfera mozzafiato e priva di soste: la superba prova di Elvis, il coro dei Jordanaires a supporto, la chitarra elettrica, i fiati e la sezione ritmica.
Parlando di 45 giri, la title track King Creole è un brano che non avrebbe certamente sfigurato su un “lato A”, caratterizzata com’è da riusciti cambi di ritmo, da un pregevole assolo di Scotty Moore (simpaticamente “affidato” ad Elvis sul film), e da un’altra grande interpretazione.
Con Trouble, autentico gioiello dal sapore blues, siamo al capolavoro. Elvis non sembra cattivo quanto il testo della canzone lascia supporre, ma è assolutamente magnifico nel dispiegare il proprio talento, con estrema naturalezza. Alla fine, grazie all’ inclusione nello Special televisivo del 1968, Trouble si sarebbe rivelato il pezzo più longevo di “King Creole” e l’unico ad essere eseguito dal vivo negli anni ’70.
Dixieland Rock, l’ennesimo brano veloce della soundtrack, è forse appesantito dagli strumenti a fiato ma resta pur sempre un efficacissimo rock ‘n’ roll. Spettacolare è New Orleans, che si muove nuovamente in territorio blues, con un Elvis perfettamente calato nella parte e semplicemente esplosivo.
Si colloca in ambito blues anche la splendida Crawfish, eseguita in duetto con Kitty White, senza dubbio uno degli episodi migliori del long playing, non fosse altro che per la sua capacità di discostarsi radicalmente dalle altre canzoni del film. Peccato che il suo lento e suggestivo incedere non duri più a lungo.

La colonna sonora offre altri momenti significativi, anche se meno spettacolari, comprese un paio di ballate obbligatorie.
Don’t Ask Me Why
scorre via piacevolmente, impreziosita dal cantato piuttosto convinto di Elvis che, con la bella As Long As I Have You, unico momento di quiete sul lato 1 dell’album, realizza quello che a posteriori può essere considerato l’efficace prototipo di tante love songs degli anni ’60.
Young Dreams è un ottimo medio tempo, che a una prima parte cantata con grinta e condita dai già classici manierismi vocali contrappone una strofa resa in modo morbido e sensuale, quasi sussurrato. Potremmo definirla un’anteprima dello stile messo in mostra all’inizio del decennio successivo, anche se Elvis la conclude con la verve iniziale.
Steadfast, Loyal And True è per sua stessa natura un brano in grado di ritagliarsi il suo spazio vitale soltanto sulla pellicola, anche se questo breve accenno offerto da Elvis e dai Jordanaires in solitaria, su un testo dal sapore malinconico, non è privo di fascino.
Lover Doll prosegue lungo la strada di Hollywood già battuta da Teddy Bear, con un arrangiamento più acustico che la rende sostanzialmente diversa dal celebre singolo di “Loving You”. Un brano decisamente utile nell’economia della soundtrack perché consente di offrire alle teenagers di tutto il mondo la consueta dose di quel tipico candore elvisiano, a metà strada fra l’ingenuo e lo sfrontato.

King Creole sfiora la vetta della classifica e contribuisce in modo determinante a mantenere vivo l’interesse intorno a Elvis, in questo periodo militare in Germania.
Prescindendo dall’aspetto puramente commerciale offre, sulla base del rapporto quantità / qualità, una delle migliori colonne sonore realizzate dal cantante, probabilmente la più spettacolare.
Un disco che non può assolutamente mancare in una discografia essenziale del Re del Rock ‘n’ Roll.

 

Di Davide Raga

Colonna sonora dell’ultimo film di Elvis degli anni ’50, il suo quarto lavoro in quel di Hollywood che finalmente guadagna giudizi positivi anche dalla critica.
Essendo ambientato a New Orleans, la colonna sonora può avvalersi di una ricca sezione di fiati che, con un suono più ricercato rispetto agli standard abituali, permea di un forte quanto inedito sapore Dixieland buona parte del disco in questione.
La title track King Creole è caratterizzata da un riff ripetitivo e un marcato accento nel cantato. Già da questa prima canzone non possiamo non notare la chiassosa presenza dei fiati. Ci si ridimensiona per un istante con la seguente, tenera quanto breve ballata As Long As I Have You, più vicina al consolidato stile Elvis che rappresenta una delle preferite di chi scrive.
Non si può parlare dello scatenato Elvis degli anni ’50 e tralasciare Hard Headed Woman: un pezzo a 100 all’ora dove Elvis è veramente insuperabile… Che grinta ineguagliata!
Un brano destinato a diventare una pietra miliare della carriera del re è sicuramente il blues intriso di dixieland, Trouble. Sullo stile di storici blues alla Muddy Waters come “Hootchie cootchie man”, sarà reso immortale tra i fans grazie alla sua rivisitazione nel corso del 68 comeback special, dieci anni più tardi.
Dixieland Rock è un’altrettanto veloce rock, ricco di fiati, che passa come una festante meteora, comunque non vicina all’essere un capolavoro.
Don’t Ask Me Why e Young Dreams sono due ballate che non lasciano alcun segno particolare nell’ascoltatore.
Curiosa è invece Lover Doll: un simpatico e semplice motivetto molto orecchiabile.
Crawfish è il grande pezzo cantato in coppia con la cantante Kitty White che rappresenta forse il momento più felice dell’intera colonna sonora, a torto riposto non di rado nel dimenticatoio.
Steadfast, loyal and true: una canzone della High School cantata senza ausilio di strumenti, col solo supporto del coro ci porta al gran finale con New Orleans, una canzone che concettualmente rispecchia i più classici brani da pellicola.
Di King Creole segnaliamo la versione remastered del 1997, con l’aggiunta di alcune bonus songs in versione alternativa.