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ELVIS BACK IN NASHVILLE

A CURA DI: Giuseppe Castiglia

 
Puntualissima, il 12 novembre, la Sony ha distribuito on line e nei negozi di dischi che ancora sopravvivono, il nuovo box set dedicato alle ultime sedute di registrazioni a Nashville del 1971.
Racchiusi in quattro CD, troviamo tutti i masters registrati durante quell’anno e numerose takes alternative.
La confezione è identica anche come grafica, a quella del box pubblicato l’anno scorso (“From Elvis in Nashville”) ed include un libretto con foto e memorabilia e due articoli sulle sessioni. Sempre interessante da avere per sfogliare qualcosa mentre si ascolta, nonostante ci siano tanti errori di grammatica nello scritto di Jorgensen.
Il primo CD si apre con un inedito assoluto: take 11 di “The First Time Ever”, che però è solo un accenno. Seguono i masters senza sovraincisioni. Notiamo subito però che manca qualcosa: inspiegabilmente, i cori presenti in studio con Elvis sono stati eliminati creando degli ibridi che non rispettano cosa si suonò in sala di registrazione quelle sere. Una scelta molto discutibile da parte del responsabile Matt Ross-Spang. Qualcuno ricorderà che Ross-Spang aveva curato il secondo CD di “Way Down in the Jungle Room” ricevendo numerose critiche per l’uso eccessivo di riverbero/eco. Nel suo più recente lavoro del catalogo Presley, “Live 1969”, il mix di alcuni shows avevano fatto “sparire” dall`immagine sonora alcuni strumenti. Strano, quindi, che la Sony si sia affidata ancora una volta a lui. In realtà lo scopo di queste emissioni è di preservare il copyright delle registrazioni che altrimenti diventerebbero di dominio pubblico il primo gennaio 2022.
Stessa operazione è stata fatta per le sessioni agli American, i live e prove per TTWII e le registrazioni di Nashville 1970. Il budget è minimo e i costi vengono recuperati senza problemi, conservando i diritti per i prossimi 70 anni.
In origine, Elvis aveva progettato una lunga sessione (così come aveva fatto l’anno precedente) per lasciare tempo il resto dell’anno per i tours che erano il suo l`introito più significante. La RCA aveva richiesto 3 albums: uno pop, uno religioso ed uno natalizio, più un paio di singoli ed Elvis, che aveva già selezionato i brani gospel (principalmente tratti dal repertorio “gospel contemporaneo” degli Imperials) era pieno di buone intenzioni per finire tutto in pochi giorni. Il suo buon umore ed entusiasmo, lo spinge anche a regalare un braccialetto d’oro con scritta “Elvis `71” a tutti i presenti in studio. Purtroppo, però i programmi furono rivoluzionati quando dopo la prima sera, Elvis comincia ad avere fastidi agli occhi e dopo una visita ad un ospedale locale, i medici confermano che soffre di glaucoma. La lunga sessione venne quindi abbandonata e ce ne vollero altre due a maggio e giugno per completare il lavoro.

Ascoltiamo ora i CD.
I masters sono limpidissimi e la separazione dei brani è perfetta. Alcuni master conservano i cori (la maggior parte dei gospel) mentre tutto l’ensemble in studio è presente in tutte gli outtakes, cori inclusi.
Il primo CD ci offre i masters (come già detto alcuni con i cori rimossi).
“Early Morning Rain” è piacevole così acustica e brani mediocri come “Padre” e “Love the Life I lead” migliorano senza sovraincisioni ma altri come “We Can Make the Morning”, “It`s Only Love” o “I’m Leavin’” senza cori per me non hanno senso. Elvis canta mentre ascolta i coristi ed imposta il suo fraseggio e timbro tenendo conto le altre voci; toglierle, cambia la dinamica musicale e l’approccio di Elvis sarebbe stato diverso se avesse cantato da solo.
Il primo CD contiene i masters dei brani Folk, Country e Pop incisi in quelle sessioni con l’aggiunta delle canzoni suonate da Elvis al piano.
Il secondo CD ci offre i masters gospel e natalizi, mentre gli altri due dischi racchiudono il meglio delle takes alternative. Da segnalare vari accenni a vecchi successi tra una prova e l’altra come “Johnny B Goode”, “Are You Lonsome Tonight ?” e perfino un accenno a “I Want you I Need You I Love you” ritrovato alla fine della prima take di “That`s what you get for lovin`me”.
Queste furono le sessioni da cui vennero i brani inediti più eclatanti del box anni 70 in particolare “My Way” di cui non si conosceva l’esistenza in studio e la “jam” di “Lady Madonna” di cui abbiamo tutto ciò rimasto su nastro.
A proposito di improvvisazioni, “Merry Christmas Baby”, pubblicata qui per intero, era meno spontanea di quello che molti credevano. Ascoltiamo Elvis dare indicazioni ai musicisti e discutere con Felton a dimostrazione che fu un brano preparato. Purtroppo, il mix di questo magnifico blues è rovinato per come è stato nascosta la batteria in questo nuovo ribilanciamento.
Anche “Don`t Think Twice” fu più di un’idea improvvisa tanto da essere stata registrata in due occasioni diverse (in tanti si erano perso questo particolare) entrambe incluse in questo set. Un’altra scelta dei produttori che mi ha lasciato perplesso è l’inclusione di tanti dialoghi. Molte conversazioni sono banali come quando la regia chiede a Charlie Hodge di spegnere uno dei monitor durante “Silver Bells”. Questo è un approccio che va bene per prodotti FTD, ma il grosso pubblico, potrebbe trovare questi discorsetti senza valore noiosi. Da notare che tra i CD 3 e 4, ci sono oltre 30 minuti di “chiacchiere”.

È necessario, inoltre, che chiarisca un paio di cose su queste sessioni. Innanzitutto, alcuni nastri mancano in archivio e potrebbero essere in mano a privati. Questi collezionisti potranno pubblicarli legalmente dopo il prossimo gennaio così come è successo per il recente concerto a Las Vegas del settembre `70 della “Memphis Recording Service”. L’altro dettaglio riguarda il duetto “The First Time Ever I Saw Your Face” inciso da Elvis con Ginger Holliday. Tutto ciò che rimane in archivio, è la take 11 in quanto Elvis la re-incise sulla stessa base da solo e tutte le prove del duetto sono sul “Nastro Numero” 1 che manca alla Sony. I duetti interi, incluso un secondo fatto con Temple Riser oggi sopravvivono solo su acetato.

Il set ha venduto tra le 2500 e 3000 copie fisiche in pre-order in Gran Bretagna, che è simile ai quantitativi prenotati di “Elvis in Nashville” dello scorso anno, vedremo nelle prossime settimane se il grosso pubblico sarà interessato a questo progetto.
Concludendo, “Elvis Back in Nashville” è un piacevole set mixato e masterizzato in modo eccellente: la qualità audio è davvero favolosa. Le decisioni artistiche nel modificare i masters eliminando i cori, però`, rovina il concetto di preservazione degli originali e ci dà più la visione di Ross-Spang che quella di Elvis. Piacevole all’ascolto ma non storicamente corretto.
Le outtakes sono favolose e possiamo godercele così come erano state create in studio con tutti i presenti inclusi.
Alla fine del nostro ascolto quello che ci fa rimanere di stucco, è il talento eclettico dell’artista nell`affrontare l’ incredibile varietà di generi musicali tutti eseguiti con sincerità e con grande impegno da un Elvis che aveva ancora tanta voglia di fare.