La Proud Galleries di Londra, e’ ben conosciuta per le fantastiche mostre fotografiche centrate sulla musica. Gli organizzatori si distinguono anche per i contatti che hanno con i fotografi delle opere e i soggetti stessi. Spesso, quindi, mostre di foto di gruppi come Blondie, The Kinks, Rolling Stones etc, vengono inaugurate dai musicisti stessi.
E’ quindi con grande interesse che ho letto l’annuncio che avrebbero allestito una mostra di foto di Lew Allen. Lew ha cominciato la sua carriera, fotografando in esclusiva il concerto che Elvis diede a Cleveland il 23 Novembre 1956.
E’ stato quindi con gran piacere ed onore, ricevere un invito per la serata di apertura dedicata alla stampa. Ma ancora piu’ piacere e’ stato avere l’opportunita’ di fare, qualche giorno dopo, un’intervista esclusiva con il fotografo stesso, che ho condotto via Zoom.
Con l’aiuto dei sui ricordi, ritorniamo a Cleveland quella serata invernale.
Novembre 1956. In meno di 12 mesi dalla firma del contratto che lo legava alla RCA, Elvis e’ oramai ufficialmente un milionario (come dichiara Variety nel numero del 24 ottobre), i suoi dischi raggiungono tutti alti posti in classifica e addirittura vende due terzi delle emissioni mondiali della nota casa discografica. E’ l’attrazione piu’ seguita in TV con records di audience per tutte le apparizioni agli show dei Dorsey Brothers, Steve Allen e Milton Berle. Il mese prima e’ ospite per la seconda volta al popolarissimo programma TV The Ed Sullivan Show, mentre i suoi spettacoli dal vivo registrano sempre tutto esaurito. Il 21 Novembre il suo primo film Love me Tender, viene distribuito ai cinema nazionali, mentre il singolo tratto dal film, riceve un milione di copie in pre-ordinazione.
Tra tutto questo, Elvis comincia un breve tour in Ohio e Kentucky. I primi due spettacoli sono a Toledo, Ohio il 22 Novembre e registrano entrambi il tutto esaurito. Mentre Elvis ritorna in macchina dopo lo show, Louis John Balint, gli grida “Mia moglie invece di avere una mia foto in borsa, porta la tua!” e lo attacca. Presto si uniscono Scotty e Bill alla rissa che viene interrotta dalla polizia che arresta Balint.
Il giorno dopo, accompagnato dall’attore Nick Adams, e’ a Cleveland, Ohio dove c’e’ uno sciopero dei giornalisti e fotografi. Il dipartimento pubblicitario della RCA va in crisi perche’ avevano bisogno di foto per promuovere la loro nuova stella. Disperati, si rivolgono ad una scuola locale che pubblicava un notiziario molto ammirato. A Lew Allen, di solo diciasette anni, editore e fotografo del giornale scolastico, viene dato l’onere di fotografare Elvis in esclusiva per la casa discografica!
Gli viene dato accesso completo al cantante di Tupelo anche dietro le quinte. Senza essersi nemmeno presentato, comincia a scattare foto mentre Elvis si prepara ad andare in scena. Sempre circondato da fans femminili, Lew le incita a posare con il loro idolo. Ad un certo punto, qualcuno comunica ad Elvis che una fan e’ al telefono del teatro. Aveva il biglietto per lo show, ma era stata ricoverata in ospedale. Elvis, immediatamente risponde “Fammi parlare con lei”, e comincia una lunga conversazione telefonica, ritardando l’inizio dello show. Lew lo ascolta dire alla fan “No tesoro. Non ho una Cadillac blue. Ne ho una rosa, una nera, una bianca…ah si, ne ho una in blue!”.
Il concerto comincia e Lew si posiziona alla base del palco e scatta delle fantastiche foto-tutte perfettamente a fuoco, dopo un po’, sale sul palco per scattare da dietro le quinte dove immortala una favolosa fotografia con un faro che illumina la star.
In un battibaleno, lo spettacolo volge al termine e solo una foto delle 27 scattate quella sera, viene pubblicata mentre le altre rimasero inedite.
Di seguito, potete ammirare alcune di queste foto “dimenticate”.
Queste foto sono l’unico documento della visita di Elvis a Cleveland quel freddo novembre quando la presleymania stava giungendo l’apice.
Meno male che Lew Allen era nel posto giusto, al momento giusto, per “fermare nel tempo” questa tappa del tour che a distanza di tanti anni, possiamo ancora ammirare.
Grazie Lew!
All pictures: Courtesy of PROUD GALLERIES LONDON & ©️ LEW ALLEN.
Le foto sono disponiblili presso: proudgalleries.com/
Intervista a Lew Allen
Grazie all’aiuto di Javier Robledo, direttore della Proud Galleries, sono riuscito a fare una bella chiacchierata con il fotografo Lew Allen tramite la magia di Zoom: io da Londra e Lew in Arizona.
Di seguito, i punti piu’ salienti dell’intervista.
GC: Signor Allen, innanzitutto grazie per dedicarmi un po’ del suo tempo a rispondere alle mie domande. Mi rendo conto che sono avvenimenti di oltre 60 anni fa, quindi, apprezzo lo sforzo di memoria nel tornare indietro di tanto tempo.
LA: E’ un piacere ricordare quei giorni. Faro’ di tutto per ricordare quanto piu’ e’ possibile.
GC: Innanzitutto, mi racconti come ha avuto il lavoro di fotografare in esclusiva Elvis.
LA: Io ero editore e fotografo per il giornale della mia scuola superiore Cleveland Heights. Avevamo un ottima reputazione e credo che per questa ragione la RCA si e’ rivolta a noi. Tutti i giornali di Cleveland erano in sciopero ed ero il solo fotografo professionista quel giorno al concerto.
GC: Eri al corrente della musica di Elvis?
LA: Non avevo la piu’ pallida idea chi fosse, era solo un lavoro che mi avevano chiesto di fare come altri.
GC: Una volta giunto al teatro ti hanno presentato ad Elvis?
LA: Veramente, no. Io ho comonciato a scattare foto subito. Ad un certo punto, l’ho visto parlare con due ammiratrici. Elvis aveva le braccia sulle loro spalle, allora ho suggerito alle ragazze “Avanti, dategli un bacio!”, e ho scattato. Poco dopo, sempre prima dello spettacolo, l’ho chiamato “Elvis guarda qui”, si giro’ di scatto per quella foto con gli occhi spalancati.
GC: Una posa praticamente unica tra le innumerevoli foto che esistono.
LA: Si, e’ una posa insolita e ben riuscita. Ricordo anche che uno dei managers, disse di avere una fan al telefono che era in ospedale e non poteva venire allo show. Elvis tenne in sospeso l’inizio dello spettacolo per parlare a questa ammiratrice per ben 15 minuti!
GC: Quando comincia lo show, dove ti sei posizionato?
LA: Decisi di mettermi sotto il palco, cosi’ ho potuto prendere foto da vicino.
GC: Sei sempre rimasto li?
LA: Ad un certo punto sono andato dietro le quinte ed ho scattato una foto da li.
GC: Quella e’ una delle mie preferite! Bellissima la composizione con il faro perfettamente centrato. La qualita’ tecnica e artistica di questi scatti, e’ sorprendente quando si considera che avevi solo diciasette anni!
LA: Bhe, diciamo che non ho avuto difficolta’ ad essere ammesso all’universita’.
GC: Cosa ricordi dello spettacolo, i fans l’isteria?
LA: Ricordo poco o niente. Ero concentrato su Elvis e fare in modo che le foto fossero perfette. Non ho fatto tanto caso a cosa succedeva intorno.
GC: Considerato che non lo conoscevi, quale e’ stata la tua impressione di Elvis?
LA: Era fantastico! Mi ha fatto una grande impressione! Umile, gentile ed educato l’Elvis che ho conosciuto io mi piace tanto. Quello degli anni ’70 non fa per me.
GC: Quelle foto scattate quella sera, ti hanno poi aiutato nella tua carriera fotografica?
LA: Senz’altro! Non molto tempo dopo ci fu un “package tour” con tanti importanti artisti. Mi presentai ad uno dei managers e gli mostrai una delle foto che avevo scattato ad Elvis come biglietto da visita. Diede un occhiata alla foto e disse “Se hai fotografato Elvis, puoi fotografare chi vuoi anche qui”. Cosi’, sono riuscito a immortalare tanti grandi come gli Everly Brothers e Buddy Holly che fotografai seduto nel tour bus che scriveva (forse una canzone?).
GC: Deve essere stato davvero speciale trovarsi nel mezzo di una rivoluzione musicale, e parteciparvi in prima persona.
LA: Era un periodo favoloso, il periodo piu’ felice della mia vita.
GC: Signor Allen, non voglio approfittare troppo della sua ospitalita’, quindi la ringrazio per aver condiviso con me questi preziosi ricordi.
LA: Sono io che ringrazio te, per avermi dato la possibilita’ di raccontare di un periodo veramente speciale della mia vita. Sono sempre contento di condividere i miei ricordi.