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ELVIS NOW

DISCOGRAFIA ALBUM USA
Data di pubblicazione 20 febbraio 1972
N° Catalogo RCA LSP-4671
Disco d'Oro

Dettagli:

Album contenente pezzi registrati fra il 1969 ed il 1971 che la RCA raccolse per un nuovo LP.
Tranne “Hey Jude” proveniente da Memphis, “American Sound Studio”, le restanti canzoni vennero incise nello Studio B di Nashville e per la prima volta si può ascoltare per intero “I was born about ten thousand years ago” che in “Elvis Country” era stata inserita in frammenti fra una canzone e l’altra.
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Pochissime copie promozionali di questo disco avevano un adesivo bianco in copertina che riportava i titoli delle canzoni ed il rispettivo running time.
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“Elvis now” raggiunse il 43° posto in classifica dove stazionò per 19 settimane. Il 27 marzo del 1992 ricevette il disco d’oro.
Nel 1977 diventò AFL1-4671 per essere poi cancellato dai cataloghi.

PUBBLICAZIONI IN CD

Questo album venne pubblicato in CD nel 1993 (in USA con il numero dicatalogo 07863 54671 2 e in Europa cme 74321 148312). Si conta anche un’edizione americana del 2009 (Sony A761549).
Da segnalare una rara emissione per un club tedesco del 1989 (BMG 18567-8).

Nel marzo del 2010 la Follow That Dream Records pubblicherà la sua versione di quest’album in un doppio CD (506020-975010) in una confezione da 7″ e con un libretto di 12 pagine.

EMISSIONI TRACK LIST

LATO A:
Help Me Make It Through The Night
Miracle Of The Rosary
Hey Jude
Put Your Hand In The Hand
Until It’s Time For You To Go

 

LATO B:
We Can Make The Morning
Early Mornin’ Rain
Sylvia
Fools Rush In (Where Angels Fear To tread)
I Was Born About Ten Thousand Years Ago

RECENSIONI

Di Roberto Paglia

Perché con un’infinità di possibili titoli a disposizione, scegliere di chiamare questo album “Elvis now”? La domanda è lecita dal momento che sul disco, emesso all’inizio del 1972, non è in alcun modo rintracciabile il nuovo percorso artistico di un performer che più o meno in quel periodo, in uno studio di registrazione di Hollywood, iniziava deliberatamente a vivere sulla propria pelle quanto cantava.
Le recenti disavventure sentimentali avrebbero infatti portato Elvis ad imprimere una svolta altamente autobiografica alla sua arte, ad un punto tale che, da lì in avanti, sarebbe diventato difficile per l’appassionato discernere la pura estetica delle canzoni dalla condizione psicologica di chi le interpretava.
“Elvis now” invece, lungi dal documentare questa fase cruciale della carriera di Elvis, attinge dal passato al pari di una antologia, raccogliendo tanti momenti musicali che si erano persi per strada fra il 1969 e il 1971. Questo comporta un ascolto effettivamente poco lineare e privo di un filo conduttore musicale definito che non sia riconducibile alla magica voce dell’artista.
Inserito nell’ambito della discografia anni settanta di Elvis, il disco è,indipendentemente dal valore di molti brani che contiene, un’opera raccogliticcia e improvvisata, qualcosa di decisamente distante dal concept alla base di capolavori quali “That’s the way it is” e “Elvis country”. Ma indubbiamente il solo fatto di contenere materiale inedito inciso da Elvis Presley, rappresenta una credenziale di tutto rispetto e gli fa toccare elevate vette qualitative molto di frequente.

HELP ME MAKE IT THROUGH THE NIGHT inaugura nel miglior modo possibile il 33 giri. Caratterizzata da una certa rilassatezza espressiva e da un’atmosfera vagamente apatica, la canzone lascia quasi presagire la tempesta emotiva che di lì a poco si abbatterà su Elvis, che in questa circostanza sembra invocare aiuto e cercare conforto in modo dimesso, auspicando di superare una notte che già inizia a far paura.
Completamente diversa l’aria che si respira in MIRACLE OF THE ROSARY, una sentita preghiera che evidenzia ancora una volta la sincerità di Elvis nell’affrontare temi sacri. L’arrangiamento pomposo non penalizza il brano, contribuendo in modo determinante a creare una sensazione di epicità che avvolge completamente l’ascoltatore.
Su HEY JUDE, il super classico dei Beatles, si potrebbe disquisire all’infinito se non fosse che questa versione non è altro che una prova abbozzata e incompleta per la quale non era neppure prevista la pubblicazione. Ciò nonostante Elvis lascia intravedere cosa ne avrebbe potuto ricavare lavorandoci approfonditamente in  studio, mentre emergono facilmente sprazzi della sua classe.
Il grande successo degli Ocean, PUT YOUR HAND IN THE HAND, conduce nuovamente Elvis in territorio religioso facendogli declamare una sorta di inno pacifista riconducibile al Signore. Il ritmo è incalzante, il coro supporta a dovere lo slogan, la ripetitività rischia di togliere phatos al messaggio piuttosto che esaltarlo ma alla fine la canzone risulta molto godibile.
La bellissima e avvolgente UNTIL IT’S TIME FOR YOU TO GO è dolcemente ambigua, sospesa fra visioni fiabesche dell’amore e ritorni alla realtà, equamente divisa fra speranza e timore della perdita. Difficile prevedere se il sentimento morbidamente illustrato da Elvis riuscirà a sopravvivere a queste contraddizioni.
Il secondo lato di “Elvis now” è aperto da WE CAN MAKE THE MORNING, una moderna love song forse appesantita da un arrangiamento troppo sofisticato. Ma la canzone rappresenta uno di quei casi in cui si ha la netta impressione che Elvis stia esplorando nuove sonorità, emancipandosi dal suo passato, e può essere senz’altro considerata un esperimento riuscito. Curiosamente il testo manifesta la stesso fondamentale rifiuto della notte espresso in “Help me make it through the night” ed il medesimo desiderio di attraversarla, uscendone indenne.
In EARLY MORNING RAIN, la pioggia torna protagonista com’era già accaduto nella superba “Kentucky rain” incisa nel 1969. Ma se in quel magnifico pezzo l’uomo che ci rendeva partecipi del suo disorientamento e della sua angoscia sembrava possedere una grande forza interiore, stavolta il “lui” di turno ci appare come una persona che si è semplicemente arresa, che accetta l’addio con totale rassegnazione, conscia dei propri limiti. Come una persistente e inevitabile pioggia, l’accompagnamento strumentale fornisce la perfetta cornice per la prova di Elvis, splendida nella sua pacatezza.
SYLVIA proviene dalle straripanti sessions del giugno 1970 a Nashville e non si può giudicarla prescindendo dal presupposto che durante quei lontani giorni Elvis sentisse la necessità di “ruggire”, di esternare il suo rinnovato entusiasmo e perché no, di dispiegare la potenza dei suoi mezzi vocali. È in questo senso che “Sylvia” trova la sua logica e risulta bella oltre gli effettivi meriti compositivi, perchè si trasforma in un mezzo nelle mani di un cantante semplicemente unico.
Con leggerezza e con la giusta dose di ironia, la piacevolissima FOOLS RUSH IN infonde gioia e colore all’album, contribuendo a renderlo ancora più atipico un attimo prima della sua conclusione che arriva puntualmente con I WAS BORN ABOUT TEN THOUSAND YEARS AGO. Apprezzabile nella sua interezza, dopo che alcuni suoi frammenti erano stati utilizzati con grandissima efficacia su “Elvis country”, questo traditional è in realtà una di quelle jam improvvisate da Elvis e la sua band che si vorrebbe durassero molto più a lungo perché rappresentano degli autentici viaggi attraverso le radici della musica americana.

Sulla copertina dell’album Elvis sembra puntare il dito verso di noi, quasi a richiamare la nostra attenzione su quanto proposto,u n disco certamente disomogeneo eppure ugualmente prezioso dispensatore di emozioni. Ed allora, tornando alla domanda iniziale, perché chiamarlo “Elvis now”?
In realtà la risposta, suggerita da argomentazioni che esulano totalmente da poco riuscite strategie discografiche, è molto semplice per chi ama questo indimenticabile personaggio. Soltanto perché la sua inconfondibile voce, il suo inimitabile talento, sono sempre attuali e perfettamente in grado di  superare gli ostacoli posti sul loro cammino da una cattiva gestione.