Doppio CD in confezione 7″ triple fold out cover con un booklet di 16 pagine allegato davvero ottimo.
Il primo dischetto ci fa ascoltare il dinner show del 12 agosto 1972 a Las Vegas, in resa sonora soundboard mentre il secondo, il piatto forte, delle prove, sempre nella stessa località (resa sonora inferiore ma godibile) registrate il 4 agosto dello stesso anno.
CD 1: dal vivo Las Vegas, 12 agosto 1972, dinner show.
1. See See Rider
2. Proud Mary
3. Until It’s Time For You To Go
4. You Don’t Have To Say You Love Me
5. You’ve Lost That Loving Feeling
6. Polk Salad Annie
7. What Now My Love
8. Fever
9. Love Me
10. Blue Suede Shoes
11. One Night
12. All Shook Up
13. Teddy Bear / Don’t Be Cruel
14. Heartbreak Hotel
15. Hound Dog
16. Love Me Tender
17. Suspicious Minds
18. Band introductions
19. My Way
20. An American Trilogy
21. Can’t Help Falling In Love
CD 2: prove a Las Vegas del 4 agosto 1972.
1. You Don’t Have To Say You Love Me
2. Until It’s Time For You To Go
3. You’ve Lost That Loving Feeling
4. Burning Love
5. What Now My Love (# 1)
6. What Now My Love (# 2)
7. My Babe
8. For The Good Times
9. True Love Travels On A Gravel Road
10: Fever
11: Blueberry Hill
12: Little Sister / Get Back [incompleta]
13: I’ll Remember You
14: An American Trilogy
15: Something
16: Faded Love
17: You Gave Me A Mountain
18: I’m Leavin’
19: My Way (# 1)
20: My Way (# 2)
Di Davide Raga.
5 agosto 1972. Elvis si accinge ad affrontare la sua settima stagion a Las Vegas, impegno che lo terrà occupato nella città del Nevada sino al 4 settembre.
Una piena consapevolezza delle proprie capacità vocali, unitamente ad una ritrovata sicurezza nel rapporto con il lavoro “live” maturata negli ultimi due anni di intensa attività concertistica, sviluppano nel nostro artista il desiderio di misurarsi con brani nei quali la sua vocalità e versatilità avrebbero trovato ampio sfogo creativo.
Ai già ascoltati brani impegnativi del calibro di How Great Thou Art e You Gave Me A Mountain, trovano ora spazio altri pezzi dal sapore operistico e melodrammatico come What Now My Love e niente poco di meno che My Way.
Quello che ci propone la FTD in questo doppio CD è il dinner show del 12 agosto in una registrazione tratta dal mixer mentre il secondo disco ci riporta indietro al 4 agosto, durante le prove generali nelle quali Elvis e band svolgono il lavoro di rifinitura prima dello show inaugurale.
Alziamo il volume del nostro impianto stereo e tuffiamoci dunque nel bel mezzo della season, con l’avvio sprint di See See Rider e di Proud Mary di questo dinner show del 12 agosto 1972.
Da notare che See see rider torna in apertura di spettacolo dopo la parentesi di giugno precedente, nella quale venne preferita That’s all right (mama).
Until it’s time for you to go è come sempre carica di atmosfera, forse ancora più adatta nell’ ambiente di Las Vegas che non nei vari concerti-tripudio “on the road”.
You Don’t Have To Say You Love Me è la hit di fama mondiale divenuta ormai un classico dell’Elvis anni 70, così come altrettanto classico possiamo definire You’ve Lost That Lovin’ Feelin’, brano col quale Elvis, nella sua ineguagliabile espressività, offre una rappresentazione quasi teatrale.
Polk Salad Annie è molto meno frenetica rispetto alle versioni dei mesi precedenti (per esempio quella del Madison Square Garden) ed è un tantino più vicina a quelle più lente e recitate all’inizio di 2 anni prima.
Ecco finalmente la gradita novità in scaletta: What Now My Love, versione americana di Et maintenant di Gilbert Becaud, che nell’interpretazione di Elvis raggiunge una sublime dimensione fatta di dolcezza e potenza allo stesso tempo. Troverà la sua definitiva consacrazione in Aloha from Hawaii.
Fever rappresenta il momento sexy per eccellenza dello show, per la gioia delle signore presenti in sala: il canto sussurrato e malizioso, unitamente a improvvisi movimenti di gambe e spalle sottolineati da rullate di Ronnie Tutt, mandano in visibilio il gentil sesso dello showroom.
La lunga carrellata di vecchi brani degli anni ’50 viene interpretata con poco impegno: un dovere da assolvere per i fans presenti e un pretesto per instaurare rapporto giocoso con la platea e niente più: in un gradino più in alto delle altre si trovano One Night e Hound Dog (nella prima parte blues) e Heartbreak Hotel. Tutto molto eccitante per il pubblico ma comunque un’occasione sprecata al cospetto delle potenzialità band.
Suspicious Minds è ovviamente l’altro momento tanto atteso dai fans, un passaggio obbligato dello spettacolo nel quale Elvis non evita certo di scherzare col testo e musicisti.
La presentazione della band ci rivela la presenza in sala di Terry Savalas e dei proprietari della Crown Electric Company di Memphis, i primi datori di lavoro di un giovanissimo Elvis, quando dischi e concerti erano solo un sogno nel cassetto.
Ecco l’altra grande novità in scaletta: My Way. All’epoca molti fans storsero il naso nell’apprendere di questo nuovo inserimento in repertorio: un brano troppo legato alla figura di Frank Sinatra e pertanto non troppo accostabile a Elvis. L’esecuzione del pezzo è molto buona e caratterizzata da un bel cantato, ma non certo ai livelli di quanto ascolteremo negli anni a venire, con quel finale da pelle d’oca, potente e tragico, dove Elvis metterà a nudo la propria anima e annullerà per sempre dubbi e perplessità che accompagnarono questa sua scelta artistica.
Ci caliamo così nella magica atmosfera di an American Trilogy: questa volta sì che il brano, nel suo crescendo dal finale dirompente, lascia tutti senza fiato. Standing ovation.
Chiude le danze la solita Can’t Help Falling In Love e… arrivederci a mezzanotte!
Di recente è stata rinvenuta una registrazione su musicasetta contenente le prove che si tennero sempre a Las Vegas il 4 Agosto, il giorno prima dell’opening night. Già dal 31 luglio l’artista si trovava nella città del Nevada per affinare le prove già iniziate i giorni precedenti a Los Angeles.
Il nastro è ovviamente di qualità audio medio bassa, ma l’importanza storica del contenuto ne giustifica l’ascolto.
Tra i brani oggetto di prova troviamo You don’t have to say you love me, ripresa dal precedente repertorio live, così come Until it’s time for you to go.
Nel prossimo “Elvis Presley Show” non potrà mancare un momento topico come You’ve lost that’s loving feeling… ed ecco qua la sua prova.
Burning love, oltre ad essere una hit, non è mai stata la preferita da Elvis e, a quanto pare, nemmeno in prova rientrava tra le sue grazie. Si inizia con una falsa partenza in quanto Elvis si lamenta che la canzone viene suonata troppo lenta. Tuttavia ne viene fuori una buona prova , eseguita con con la velocità giusta, molto vicina alla versione studio.
Nell’altra “new entry”, What now my love, nonostante le piccole incertezze sull’impostazione vocale in alcuni passaggi, Elvis ha ben chiaro in testa come dovrà essere la resa live di questo pezzo. Entrambe le versioni qui presenti si contraddistinguono per la loro dolcezza esecutiva.
Purtroppo, il bellissimo rock blues My babe da qui in poi perderà la carica esplosiva che troviamo in “Elvis in Person“, mentre For the good times resta invariata nella sua malinconica dolcezza. Anche qui viene provata più lenta rispetto alle versioni live ascoltate in precendenza.
Grande rimpianto per la splendida True love travels on a gravel road, magnificamente eseguita da tutti quanti. Un vero peccato che questo brano non sia stato mai eseguito live, se si esclude l’unica esperienza durante l’opening night del 26 gennaio 1970 sempre a Las Vegas (disponibile nel bootleg “True love travels on a gravel road” del 1995)
Anche la sexy Fever fa il suo esordio in scaletta proprio in questa season ed è destinata a rimanerci a lungo.
Molto piacevole la qui presente Blueberry hill , eseguita forse per gioco , nella quale Elvis canta il testo quasi per intero. Se avesse affrontato il tutto con più convinzione avremmo ora un pezzo vincente in versione live. Notare in questa prova il finale assolutamente improvvisato nel quale Elvis si fa seguire a gesti dalla sua band, a conferma della sua immensa musicalità.
Niente di nuovo da segnalare per Little sister / Get back , mentre I’ll remember you rappresenta in parte un piacevole ritorno: eseguita solo 5 volte prima di allora, tra il 1970 e il tour del giugno precedente: da qui in poi diventerà punto fisso dello spettacolo sino al 1976 (eccezion fatta per il 1974)
Il 1972 è anche l’anno che vede il debutto in scaletta di una pietra miliare che verrà indelebilmente accostata all’Elvis live: An American Trilogy, brano gia presente sin dal gennaio di quell’anno. Ottimamente eseguito anche in sala prove.
In Something ascoltiamo in evidenza la bella voce soprano di Kathy Westmoreland, mentre un’altra occasione persa è rappresentata da Faded love:l’ottimo brano presente in Elvis Country verrà eseguito solo 4 volte nel corso del 1973 e nulla più.
I’m leavin’, pezzo fisso l’anno precedente , nel 1972 non verrà mai proposta live. Tornerà prepotentemente nel biennio successivo e sporadicamente nel corso del 1975, per essere poi messa definitivamente da parte.
Chiude il nastro contenente queste interessantissime prove una doppia My way, come abbiamo già detto eccellente novità in repertorio, per la quale rimandiamo a quanto detto nella recensione dello show di cui prima. Da notare che in queste prove non sono poche le difficoltà incontrate nell’affrontare il brano.
Si chiude cosi questo interessante lavoro della FTD.
Assolutamente da avere.
Sebbene il dinner show del 12 agosto vide già la luce nel mercato bootleg anni or sono (“Blazing into the darkness” del 1999 e “Hilton’s all shook up” del 2010) le prove che ascoltiamo sono per noi inedite e rappresentano un altro tassello importante nella ricostruzione dell’incredibile carriera del nostro e le dinamiche di un periodo artistico decisamente effervescente, che rappresenta un ulteriore passo in avanti della figura di Elvis verso l’olimpo della cultura contemporanea.